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La soglia che cambia tutto

Aggiornamento: 18 dic

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A volte ci sono momenti in cui un cambiamento in azienda sembra non partire mai. Hai preparato il progetto, hai spiegato i vantaggi, hai scelto lo strumento migliore. Eppure, tutto rimane fermo. È un po’ come provare ad accendere un fuoco con legnetti umidi: puoi continuare a soffiare, ma la fiamma non si decide ad alzarsi. Poi, all’improvviso, succede qualcosa. Un collega comincia a sperimentare, un altro lo imita, un terzo fa una domanda curiosa in riunione, e piano piano il cambiamento prende vita. A quel punto non sei più tu a spingere: è la cosa stessa che va avanti da sola.


Questo momento, in fisica, ha un nome molto preciso: massa critica. È la quantità minima di “materiale” necessaria perché una reazione inizi davvero e continui senza che qualcuno debba starle dietro tutto il tempo. Può sembrare un concetto lontano da un ufficio, ma in realtà descrive una dinamica che qualunque manager, responsabile HR o consulente vive ogni giorno.


Pensiamo a quando in azienda arriva un nuovo software. All’inizio tutti dicono di essere d’accordo, ma pochi lo aprono davvero. La maggior parte aspetta di vedere cosa fanno gli altri. Funziona come nelle comitive: se sei al mare e nessuno entra in acqua, fai fatica a buttarti per primo. Basta però che una persona si tuffi con leggerezza, un’altra la segua pochi secondi dopo, e all’improvviso tutti cominciano a convincersi che l’acqua è piacevole.

Così, nel giro di pochi minuti, mezza spiaggia è in mare. Il cambiamento, insomma, non si muove in modo lineare: procede a scatti, e a un certo punto accelera.


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La massa critica nelle organizzazioni appare esattamente in quel momento in cui le persone iniziano a imitarsi tra loro più di quanto siano spinte da email, riunioni o direttive. È la soglia oltre la quale la novità smette di essere un progetto dei responsabili e diventa un’abitudine delle persone. E, come un’onda che si propaga, la porta da un reparto all’altro.

Molto spesso questo punto non dipende dal numero totale di persone coinvolte, ma dal tipo di persone che si attivano per prime. Ogni azienda ha quei due o tre colleghi che non hanno paura di provare, di smanettare, di sbagliare. Sono gli “accenditori”: quelli che invitano i colleghi dicendo “guarda che funziona”, oppure “te lo faccio vedere io in due minuti”. In alcuni casi non hanno neppure un ruolo formale, ma hanno una qualità fondamentale: sono ascoltati. Se queste persone adottano un nuovo modo di fare le cose, è molto più probabile che altri le seguano. E quando accade, l’effetto non è immediato, ma è irreversibile.


Arrivare alla massa critica richiede pazienza, più che forza. A volte ci comportiamo come se il cambiamento fosse una questione di entusiasmo: basta crederci, parlarne tanto, fare una grande presentazione iniziale. Ma il cambiamento è molto più simile al mettere a lievitare la pizza. Puoi controllare la temperatura, scegliere una buona farina, impastare bene… ma poi devi lasciare il tempo al processo di fare da sé. Se continui ad aprire la ciotola, a toccare l’impasto, a stressarlo, non succede niente. Se invece lo proteggi e aspetti, a un certo punto la lievitazione parte. Spesso all’improvviso, poco prima che tu perda la pazienza.

Nelle aziende funziona allo stesso modo. I progetti non falliscono perché sono sbagliati, ma perché non viene dato il tempo a un gruppo di persone di arrivare a quel livello di convinzione spontanea che fa scattare l’adozione collettiva.

Un viaggio di mille miglia comincia sempre con un primo passo - Lao Tzu

Il segreto non è solo “spingere”, ma creare le condizioni perché alcune persone, non tante, comincino davvero. E la buona notizia è che quasi ogni trasformazione ha bisogno di un numero molto più piccolo di quanto pensiamo. Non serve il 70%, non serve nemmeno la metà. Basta una minoranza attiva. A volte è il 10%, altre volte il 20%, dipende dalle relazioni dentro l’azienda. Ma quando quella piccola parte del gruppo comincia a muoversi in modo convinto, il resto, prima o poi, la segue.


Riconoscere la massa critica è facile solo dopo che è avvenuta. Prima sembra tutto confuso. Poi, quando la soglia è superata, lo senti chiaramente: i colleghi si scambiano consigli senza che nessuno glielo chieda, si risparmiano riunioni, i primi risultati pratici arrivano quasi da soli. E, soprattutto, il responsabile non deve più insistere: la spinta parte da dentro.

A quel punto puoi fare un passo indietro e osservare cosa succede. Il cambiamento ha preso vita. Ha abbastanza “energia” da proseguire senza continue sollecitazioni. È entrato nelle abitudini, che sono molto più potenti dei progetti. È diventato parte del modo di lavorare.


La massa critica, insomma, è quel momento magico e molto concreto in cui il cambiamento smette di essere un tentativo e diventa la nuova normalità. Capirla non serve solo a spiegare perché certe iniziative decollano e altre no. Serve soprattutto a progettare trasformazioni più realistiche, più rispettose dei tempi delle persone e più solide nel lungo periodo.

E la cosa più sorprendente è che, sotto sotto, questo processo non ha nulla di misterioso. È la stessa dinamica che vediamo nella vita quotidiana, quando un’idea si diffonde tra gli amici, quando una moda prende piede, quando una nuova serie diventa popolare. Le persone, proprio come gli atomi nelle reazioni fisiche, hanno bisogno di incontrarsi, influenzarsi e superare insieme una piccola soglia di energia. Dopo di quella, tutto cambia.


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